Fotografare il territorio: intervista a Enrico Baroni

Tra le tantissime foto presenti nel sito di Porta del Parco, molte sono il dono di un talentuoso fotografo e giovane ragazzo, il cui nome è Enrico Baroni.

Si tratta di un regalo, da parte di un professionista, non solo per questo progetto, ma anche per tutto il territorio e la sua comunità.

Di seguito, una sua intervista – alternata a bellissimi scatti – che è anche un racconto, una confidenza e l’indizio di avere davanti una persona dai grandi progetti e le più pure intenzioni.


Cominciamo con qualche dato biografico: da dove vieni, qual è il tuo percorso di studi e quali sono le tue passioni. 

Ho 29 anni, sono nato a Roma, ma cresciuto sul Lago di Bracciano. Dopo il liceo scientifico, mi sono avventurato nel lungo percorso di studi in ingegneria, tra Roma Tre e La Sapienza. Tuttavia, quasi da subito, non è stata una scelta dettata dalla forte passione, quanto dall’incertezza che a 18 anni si ha sul proprio futuro.

Il mio carattere eclettico, appassionato – a suo modo – di tutto, non mi ha mai collocato in maniera chiara in un unico settore. Il lato positivo è che non ci si annoia mai, il rischio è venire sopraffatti da idee e progetti e dare meno attenzione al presente che, nel mio caso, era un percorso impegnativo e importante come ingegneria.

Ho sempre avuto bisogno di far parte di ambienti creativi ed artistici. Nei primi anni dell’università mi rifugiavo nella musica e nella composizione; avevo addirittura fondato una band di pezzi inediti con cui facevo serate a Roma come chitarrista.

All’improvviso, poi, nel 2015, è esplosa la passione per la fotografia. Mi ha accompagnato negli ultimi anni dell’università e nei primi due anni di lavoro come ingegnere a Bolzano. Poi, a fine 2020, è diventata la mia prima e unica occupazione.

Ora sei un fotografo professionista. Come hai raggiunto questo traguardo e dove svolgi la tua attività?

È nato tutto da un film e un viaggio.

Ricordo di aver visto nel 2015, senza aspettative, “The Secret Life of Walter Mitty” di Ben Stiller, ambientato tra New York, Islanda, Groenlandia e Pakistan. Parla di un impiegato qualunque che, per non perdere il lavoro, si ritrova ad inseguire un fotografo naturalista nei posti più remoti e distanti dalla frenesia della vita moderna, per recuperare un suo prezioso negativo.

Sono rimasto talmente affascinato dai paesaggi dell’estremo nord e dal concetto di viaggio in solitaria, che ho acquistato un biglietto per l’Islanda pochi giorni dopo. Questo il viaggio mi ha fatto scoprire la passione per la fotografia e per l’esplorazione.

Una volta tornato, ho iniziato a leggere libri, seguire workshop, vedere video e ad acquistare pian piano l’attrezzatura. Poi, grazie ad altri viaggi, accompagnati da tanta pratica sul campo e dai primi lavori, ho affinato il mio stile fotografico.

Adesso lavoro come fotografo e videomaker freelance, svolgendo la mia attività sul Lago di Bracciano e nel Lazio, ma sono sempre aperto a progetti in tutta Italia o all’estero.

Perché la fotografia paesaggistica? Cosa ti interessa di questo ambito?

Fotografo paesaggi per ispirare le persone ad apprezzare maggiormente la natura, ad uscire dalla propria comfort zone e ad esplorare le bellezze che il nostro pianeta offre; ognuno, con le proprie possibilità, può scoprire qualcosa anche a venti minuti da casa.

Osservare un paesaggio sconfinato, dalla cima di una montagna o da una scogliera, è l’unico modo che ho per essere in pace con me stesso e per sentirmi “connesso”. I pensieri e lo stress svaniscono e mi focalizzo solo su quell’esatto istante.

Amo fotografare paesaggi autentici, dove l’uomo non ha preso il sopravvento piuttosto interviene con rispetto. Cerco sempre di inserire la figura umana nelle mie fotografie, ma in secondo piano e molto piccola, rispetto al paesaggio che è vero protagonista. Rappresento così questo concetto.

C’è un’esperienza lavorativa che ricordi con piacere?

La più significativa come fotografo e videomaker di viaggio è stata l’esperienza sulla Via Francigena a settembre, per l’evento “Road to Rome 2021”.  L’evento è partito da Canterbury in UK ed è arrivato a Santa Maria di Leuca, in Puglia, percorrendo 3200km in quattro paesi diversi.

Io ho partecipato per un tratto di questa lunga marcia: per 30 giorni e 500 km a piedi, ho seguito il team dell’ente turistico ed i pellegrini, da Siena in Toscana fino a Sessa Aurunca in Campania, percorrendo tutto il Lazio e passando da Roma.

Il mio compito era di riprendere l’esperienza ed i momenti significativi del pellegrinaggio, da terra e con drone.

É stato un viaggio che mi ha fatto profondamente apprezzare il turismo lento, conoscere persone di ogni tipo e vivere luoghi che già conoscevo ma da tutt’altro punto di vista.

Hai spesso fotografo il territorio del parco di Bracciano e Martignano; cosa ti colpisce di questo territorio? Qual è il valore aggiunto? 

Sono sempre rimasto colpito dal suo enorme valore paesaggistico e culturale. Ognuno dei tre borghi ha caratteristiche uniche ed irripetibili, e il lago offre infinite possibilità.

A pochi km di distanza, infatti, è possibile fare esperienze outdoor come quad, parapendio e canoa; perdersi tra i ripidi vicoli di Anguillara; godersi la meravigliosa vista sul lago dalla Rocca di Trevignano; scoprire le Cascate di Castel Giuliano ammirandole a pochissimi metri dal salto; visitare l’imponente Castello Orsini-Odescalchi a Bracciano. Ma c’è molto di più.

L’autenticità dei centri storici e la vicinanza con Roma, uniti all’aspetto naturalistico, sono elementi che, se sfruttati al meglio, garantiscono grandi risultati a livello turistico.

Sono estremamente legato a questo territorio; pur avendo vissuto due anni nel cuore delle Dolomiti, ho deciso di tornare a vivere qui in zona.

Cosa vuoi valorizzare quando l’oggetto delle tue fotografie è questo territorio?

Cerco di mostrare la bellezza unica dei borghi e l’armonia che intrattengono con la natura circostante. Uno dei miei obiettivi principali, infatti, è contribuire a vivacizzare il turismo nazionale ed estero, valorizzando le sue bellezze tramite fotografie e video d’effetto.

Tantissimi sono gli spunti capaci di attirare turismo e creare bellissimi ricordi.

Aldilà della tua professione, cosa significa per te questo territorio? 

Per me è casa.

Rappresenta il luogo ideale dove vivere, ricco di storia e natura, capace di offrire al contempo tranquillità e vivacità; è vicino a Roma e ad altre grandi città, a due passi dal mare e dalle montagne dell’appennino. Tutto è a portata d’uomo, senza mai sentirsi isolati.

Cosa auspichi per il futuro di questo territorio?

Vorrei che le risorse di questo territorio venissero promosse per aumentare il turismo nazionale e di prossimità. Sarebbe interessante, ad esempio, avere una rete sentieristica che possa connettere in maniera semplice i tre borghi, magari passando sui monti Sabatini e offrendo punti ristoro e bellissime viste sul lago.

Comunque, ho molto apprezzato gli sforzi fatti negli ultimi anni dalle attività locali, il cambiamento è nell’aria.

I tuoi propositi per il futuro? Dove vorresti andare, cosa vorresti fotografare?

Nell’ambito del reportage di viaggio vorrei tornare in Islanda, stavolta come fotografo e non come turista, e visitare posti remoti come le Isole Faroe o la Kamchatka in Russia.

In altri ambiti fotografici, nel Lazio e in Italia, sto lavorando per affermarmi maggiormente come fotografo d’interni per alberghi e ristoranti e nei settori del personal branding, prodotto e ritrattistica per aziende, freelance e liberi professionisti.


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